Secondo Lino Stoppani dell’Epam, il settore è attualmente penalizzato dall’inflazione e dai costi elevati dell’energia. Luciano Sbraga della Fipe osserva che c’è una ripresa della domanda. Nel Gruppo Tecnocasa, si stanno osservando alcune tendenze, con un focus su spazi più ampi e fotogenici, mentre i marchi di fama stanno esplorando zone periferiche con meno traffico per risparmiare sui costi degli affitti.
Gli affitti di bar e ristoranti sono stati influenzati negativamente da una combinazione di inflazione, aumento delle bollette e contratti di locazione spesso rigidi. La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto devastante, costringendo molti locali a chiudere per evitare assembramenti, ma continuando a dover pagare l’affitto ai proprietari. Sebbene alcuni abbiano agito con integrità, la sopravvivenza è stata la principale preoccupazione per la maggior parte.
Oggi, il panorama si presenta ancora più difficile, con l’inflazione in aumento, bollette costose e contratti di locazione immobiliare che non lasciano spazio per la flessibilità. La Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi si è impegnata a monitorare la situazione da vicino. Nel 2020, quando la tempesta era più feroce, il direttore del Centro Studi Fipe, Luciano Sbraga, aveva lanciato l’allarme, sottolineando che il mercato delle locazioni commerciali stava vivendo una contrazione senza precedenti. Chi firmava nuovi contratti godeva di canoni più bassi fino al 15% rispetto all’anno precedente, un vantaggio che durava per tutta la durata del contratto di solito di 6+6 anni. Tuttavia, chi aveva già un contratto in vigore doveva affrontare la volontà del proprietario di rinegoziare. Questa situazione aveva creato disuguaglianze evidenti nel mercato. Durante il periodo da marzo a giugno 2020, ristoranti e bar avevano subito una perdita del 67% del loro fatturato complessivo, rendendo difficile il mantenimento degli stessi livelli di affitto.